martedì 2 agosto 2011

Una risposta a Francesco Alberoni, Corriere Della Sera.


Dove lavoro io, che è un ospedale, in alcuni periodi dell'anno vengono lasciati disponibili per operatori/pazienti/passanti numerose copie del Corriere Della Sera.
Una bella iniziativa, specie per chi rimane ricoverato e non ha certo Internet appena arriva a casa come me.
Uno sguardo veloce glielo dò sempre volentieri (per quanto mi appaia un giornale molto timido in un periodo in cui serve l'opposto).
Prima pagina di ieri, articolo di fondo. "Il Rock, la trasgressione e la stagione delle droghe".
Si parte dal discutere della giovane morte di Amy Winehouse e si arriva a scrivere che "Puccini per comporre le sue opere stava sul lago di Massaciuoli [...], tutta la musica itaiana da Modugno a Endrigo a Mina a Battisti esprime i sentimenti abituali, l'amore". Il Rock No. E' americano, nasce dall'espansione di sè, dal superamento delle emozioni normali". E' espressione di esperienze parossistiche possibili solo con la droga. E Anche chi ascolta questa musica in concerto o in discoteca, spesso, per viverla deve fare lo stesso. [...] Tutto è nato negli anni sessanta [... ] da allora l'uso delle droghe ha già continuato a crescere. Ha già cambiato le relazioni fra i sessi..."

Ora, Francesco Alberoni. Prima pagina del Corriere della Sera.
Io credo che sia onesto per chi scrive, anche su un umile blog come questo, parlare di ciò che si conosce.
Io non conosco tutto il percorso della musica reggae o classica. Non ne parlo. Non ne cito nomi.
Dunque, perchè non fanno tutti lo stesso?
Perchè, un presumile laureato e di presumibile intelligente deve scrivere banalità e assurdità quali che il rock è possibile, da scrivere e da vivere solo con la droga?
Perchè io, 150 e passa concerti raggiunti a soli 26 anni avrò fatto 10 tiri in croce nella mia vita tanto per provare e pure vivo il rock, di rock e nel rock?
Perchè dobbiamo arrivare a scrivere sciempiaggini (lo sono) quali che le droghe abbiamo modificato i rapporti sociali tra i due sessi quando di mezzo abbiamo avuto il femminismo, la televisioni, i cambiamenti sociali dettati da un'emancipazione, dai mezzi di comunicazioni stravolti e da una società stessa, integralmente, profondamente cambiata nella sua ossatura?
Soprattutto, per quale motivo dobbiamo partire da Amy Winehouse che pure, ironicamente, di rock non aveva niente, quando scriveva tutt'altro genere, legato tra l'altro ad una tradizioni molti vicina a suoni anni cinquanta e quindi prima che questa presunta rivoluzione culturale delle droghe avesse inizio?
Perchè dobbiamo parlare di nomi quali Elvis Presley ("Nel suo corpo furono trovate 14 sostanze medicinali a lui prescrittegli dal medico personale, sostanze dunque legalmente somministrate ad Elvis, il quale non faceva uso di sostanze stupefacenti") Jimi Hendrix (fino ad oggi, non vi è una versione certa della morte del chitarrista) quali esempi di morti per droga?
Perchè dobbiamo portare idee generaliste, facili, degne di uno Studio Aperto in un giornale che aspirerebbe ad altro e perchè dobbiamo portare da cinquant'anni questa idea di rock (e forse in generale) musica come luogo di perdizione ed eccessi?
Come se non sapessimo del passato di Baudelaire o D'Annunzio, estimatori di oppio e non solo.
Come se in tutti gli stati, tranne in Italia, ci siano per tutta l'estate festival con decine e oltre (anche centinaia) di migliaia di persone che vanno ai festival musicali, campeggiano insieme e non succede mai nessun problema?
Come mai dobbiamo sempre dare il particolare al generale, se troviamo un videogioco ad un criminale, diciamo che il videogioco fa uccidere, se un musicista si droga allora il rock è droga, come mai siamo così limitati da voler etichettare tutto e ridurci in pensieri deboli degni delle chiacchere degli anziani sull'autobus, buoni per i minuti del mercato ma non per la parte più intellettuale (che pure dovrebbe aspirare ad ampliarsi) della società?
Non ho mai trovato risposte.
Fa niente.

P.s. Francesco Alberoni ha più di ottanta anni e scrive la stessa rubrica dal 1982.
Sto rispondendo ad una rubrica iniziata prima che io nascessi (classe 1985).
Viva l'Italia, viva il ricambio, viva la gioventù.

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