sabato 2 settembre 2017

[Live Report] Home Festival - Giorno 1 - 31/8



Non è nemmeno, spero, necessario l'abusato discorso che potremmo riassumere in festival/italia/mondo. Ovvero: siamo una rara anomalia, l'unico paese forte (e non) che pure non è in grado di avere almeno una rassegna musicale, di più giorni, con più palchi, di livello internazionale, capace di richiamare qualche decina di migliaia di persone, sotto "lo stesso tetto".
No. Noi chiamiamo festival la rassegne mono concerto che si svolgono in due mesi, le due sere consecutive con headliner e gruppo spalla, spesso chiamiamo festival una giornata unica con più band.

Chi è stato all'estero, non solo nelle ridenti Inghilterra o Spagna, ma anche in Polonia, Germania, Francia, Norvegia, Islanda, ovunque, sa che invece esistono questi più o meno bellissimi non luoghi, che diventano luoghi, in grado di accontentare più gusti, più età e più generazione e fare vivere alcuni giorni consecutivi, assieme, con l'idea di musica e stare assieme.
Nei casi migliori, senza nemmeno sapere chi suonerà al momento dell'acquisto del biglietto, perchè si è appassionati e si sa che si troverà sempre qualcosa di bello.
Da un pò di tempo c'è una piccola, parziale eccezione e si chiama Home Festival.
Non è ancora quello di cui sopra, ma si legge, nelle line up, negli spazi, nei prezzi, l'idea di aumentare anno dopo anno l'offerta per diventare qualcosa di cui sopra, ovvero un Festival, con la effe maiuscola.
Avevamo già seguito l'edizione 2015, nella sua prima e più interessante giornata  e abbiamo avuto la possibilità di tornarci quest'anno.

Prima di tutto, gli spazi: Home Festival è poco fuori Treviso, una medio grande arena polverosa, con un palco centrale di livello assoluto, due tendoni coperti per i concerti di medio livello, un altro paio di tendoni fondamentalmente per dj set ed elettronica, un piccolo ma forse sottovalutato parco all'aperto e tanti ulteriori spazi da vivere: aree cibo, aree relax, piccole bancarelle, area skate, un paio di terrazze, tutto organizzato con una certa precisione: i rifiuti vi vengono quasi tolti dalla mani e messi personalmente nel bidone giusto della differenziata, il sistema dei token è umano (con possibilità di rimborso a fine serata di quelli rimasti) l'acqua è gratuita per chi vuole, i bagni presenti e c'è pure un piccolo Home Garden per chi vuole fermarsi in tenta durante il festival.
Insomma ci siamo, piacevolmente e con diversi miglioramenti logistici rispetto all'edizione 2015.

Poi c'è la musica.

Nel nostro caso, inizia nel piccolo palco Home, con I'm Not Blonde (6,5), duo milanese, matrice elettro pop, ci credono talmente tanto che finisci per crederci pure tu. Proposta in realtà musicalmente semplice ma un impatto live divertente e capace di attirare l'attenzione: sono lo studente che non prenderà mai dieci, ma vince di simpatia.
Dal palco piccolo a quello enorme che ospita, un pò in sordina, a inizio serata, i The Horrors (7,5).

La sensazione è quella di tanti gruppi con le chitarre oggi, purtroppo fuori fuoco in un'epoca che si è spostata su altri suoni, eppure, fedelissimi a sè stessi, mettono in piedi un set potente, sicuro e di gran qualità. Migliorati anche rispetto a quando li abbiamo visti all'Estragon, presentano in chiusura anche il nuovo singolo Machine, che ben figura.
Sono quello che potrebbero essere i Joy Division oggi, non se li filerà quasi nessuno, ma fanno la loro gran figura.
C'è un pò di pausa e esce quello che almeno per questa serata (ma anche le successive, da scaletta) è un difetto abbastanza chiaro nella logistica degli orari: in diversi momenti della serata ci sono band che partono in contemporanea e momenti di quasi ferma. In sostanza, rarissimi i set sfalsati, costringendo a scegliere, invece magari di godere di show parziali, che pure in queste occasioni è una scelta accettabile.
E questo porta anche a potenziali congiunture di pubblico, che si muove negli stesso orari da un palco all'altro: ieri l'affluenza non era colossale, se lo fosse stato, poteva creare disagi.
C'è comunque modo di respirare l'essenza di Demonology Hi-Fi (6)
progetto di Ninja e Max Casacci, ovvero molto dei Subsonica, che con il buon amore per la band principale, suonano davvero all'antica: jungle e bassi a profusione per un suono di metà anni novanta. Oltre al loro materiale, reinterpretano qualcosa, come Aurora Sogna e Disco Labirinto: così così, ma c'è chi balla.
Così come c'è molta gente ad attendere quelli che sono un pò gli headliner, i Duran Duran (6?).
Un paio di generazioni in ascolto, con maglietta e indole da fan a cui non interessano altro che Le Bon e soci, per una esibizione energica e compiaciuta. Il frontman pare avere ancora 40 anni, da parte di chi scrive, a parte un paio di intuizioni pop, non paiono niente di indimenticabile, ma rispettiamo il pubblico.
Siamo in crescere e arriviamo alla parte centrale della serata.

Piuttosto interessante e raffinata "l'apertura" di Godblesscomputer (7) di cui evidentemente è il caso di recuperare un pò di discografia. Chill wave di classe, ritmi un pò rallentati, una certa eleganza di fondo che fanno ben disporre e ci preparano al live più atteso della serata.
Ci sono i Soulwax (9)
nome che si poteva pensare quasi disperso e invece tornato prepotentemente in scena quest'anno con From Deewee, nato da una quasi jam session in studio e che si presenta con tre (!) batterie, macchinari e tastiere di ogni tipo.
Tanto dell'ultimo disco e una Ny Excuse a ricordare il passato, in mezzo un'ora totale di ritmi, percussioni, onde sonore, capaci di suonare tanto rock quanto elettronica.
Il miracolo tiene anche live, anzi, si accentua: potentissimi i brani, con l'innesto di Igor Calavera alla batteria e mostra un pò in giro che anche certi generi musicali si prestano bene ad un approccio live.
Sinceri applausi.

Siamo in fondo: l'Istituto Italiano di Cumbia (7) collettivo di nove artisti capitanati di Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti) porta parecchi sorrisi e balli, con la sua cumbia, qualcosa dei 99 posse più ritmici, un patchanka sonoro che ben si presta ad un festival.

E in conclusione, sarebbe tra i più attesi, ma noi li abbiamo già visti, c'è l'ultima data prima di una lunga pausa di Moderat (7), nel tendone più grande.
Questa volta li ascoltiamo con distacco, con la mente al live dei Soulwax, confermandone le qualità compositive, i bei visual ma anche una certa freddezza dove il live è quasi solo il canto e che poco aggiunge ai bei dischi prodotti in questi anni da questa fusione che è diventata quasi progetto principale.
Solo un pò freddi, ecco.


Finisce qui, la lunga giornata all'Home Festival, con le prime gocce e un cielo quasi a giorno pieno di lampi e fulmini, preludio di un maltempo, vento e pioggia che provocheranno nella prima mattinata danni tali da dover far cancellare il giorno 2 dagli organizzatori, contando di sistemare tutto in tempo per le serate di sabato e domenica.

Insomma: il bilancio non è affatto male, Home Festival.
Spaziare tra più generi (non abbiamo nè citato nè visto, ad esempio The Bloody Beetroots e Frank Carter & The Rattlesnakes), proporre più palchi e offrire spazi, logistica e "confort" di qualità non sono cosa da poco e la crescita di anno in anno fanno comprendere che l'ambizione c'è e le capacità pure.
Contiamo allora di esserci nuovamente nei prossimi anni, con il sogno di una line up sempre più vicina a quelle di livello europeo, con un pubblico che sappia crescere di pari passo e seguire l'avventura.
Diciamo ancora sottovoce, ma forse, in qualche anno, potremmo pure avere anche noi "il festival".






Propaganda - Stagione 2, Episodio 3

La puntata numero tre di questa stagione è stata densa di musica. Musica e novità e qualche parola nel mezzo, per presentarla e raccontarla...