giovedì 14 giugno 2018

[Live Report] Lcd Soundsystem @ Ferrara Sotto le Stelle



Sono passati tanti anni, davvero tanti.
Era il periodo in cui iniziavo a correre con uno dei primi Ipod.
La Nike aveva creato questo piccolo sensore, costo ventinove euro, che inserito nella scarpa restituiva tutti i dati sulla propria attività.
Aveva anche chiesto ad un nascente James Murphy, conosciuto come Lcd Soundsystem, di creare una colonna sonora per una corsa.
Lui aveva prodotto 45:33, dal minutaggio della traccia, una specie di suite in varie parti che accompagnava riscaldamento, corsa e defaticamento.
Fu persino criticato, Murphy: venduto, gli dissero.
Che pure fosse un esperimento di grande qualità e che nascondesse i semi del successivo album, Sound Of Silver (Someone Great, ad esempio) passò inosservato.

Ma quel momento, quelli di poco precedenti e quelli di poco successivi sono esattamente il centro della vicenda di Lcd Soundsystem, tornato otto anni dopo in Piazza Castello.
E' raro che una band che fa “ballare” sia tanto politica.
Ma il progetto sonoro di Murphy in qualche modo stride con la sua essenza interiore.
Ora, otto anni dopo, lo scioglimento dopo quel tour, l'incredibile serata di addio, la lunga pausa e lo strepitoso ritorno con American Dream raccontano il percorso umano di una persona destinata a lasciare il segno su un inizio di millennio.
E per quanto molti fossero dentro alla piazza per i bassi, la batteria, le note veloci di piano di All My Friends, scontata quanto perfetta chiusura, l'essenza stessa della piazza sapeva che la serata era il concerto di un autore, di più, di un uomo.

Il concerto di Ferrara, visto per una qualche fortuna da molto vicino è stata la celebrazione incerta e potente di qualcosa di interiore.
Di una band che ti fa ballare con un brano, You Wanted A Hit, che recita: “volevi una hit / ma forse non facciamo hit”.
Di un uomo che non ha una voce o un fisico da frontman, che pare dire la prima cosa che gli salta in mente perchè la sua dimensione naturale è quella della composizione in studio, lontano da un palco.
Che schiva l'essere divo proteggendosi con la band, un bicchiere di vino, una pausa al bagno.
Ti trasmette fragilità mentre ti fa ballare.
Ti trasmette tristezza mentre urla.
Ti trasmette emozione mentre si lascia andare, si avvicina al pubblico, sale sulle casse, si espone lasciandosi trascinare dall'interiorità, spogliandosi un attimo dalla goffagine, dal calore, dal magma sonoro prodotto.

In questo senso non c'è diversità da quei brani in cui il cantante, andiamo sul facile, Thom Yorke, va al piano e suona solo, con il proprio pubblico, nudo e fragile.
Pure se qui sul palco di persone ce ne sono sette o otto, tra torri di cavi, batterie, tastiere, microfoni, tutto vibra senza eccessiva perfezione tecnica, ma senza che questo sia importante.

E' tutto nell'essere generazionale: Murphy ha inventato un suono, ha suonato musica elettronica e composto ballate, si è avvicinato a Bowie, si è immerso negli anni ottanta o settanta, ha deciso di spegnere il progetto quando non lo ha sentito più vitale (o è semplicemente rimasto sopraffatto dalla grandezza che aveva preso) e poi lo ha rianimato, attuale quanto derivativo, personale quanto debitore.

Spesso, la musica che fa danzare non ha un contenuto politico o personale.
Eppure, la sensazione è che per molti, in quella piazza, i brani significassero qualcosa di più del divertimento.
Così, nonostante o forse grazie ad una scaletta assolutamente non scontata, non banale, non vicina ai gusti del pubblico ma concentrata sul proprio progetto, la gente era felice.
Ballava, si spingeva poco, saltava con gli altri, si sorrideva, viveva assieme il rito, con pochi giovanissimi, è vero, perchè questi tempi hanno altri suoni, ma con un fuoco sparigliato tra i venti ed i quaranta, quarantacinque anni, con la testa lontana dai vicini temporali, scacciati come per miracolo, piace pensare, dalla bellezza stessa di una piazza magica, chiusa, che avvolge come un guanto, il palco davanti, il castello dietro in queste sere che capitano, a Ferrara, d'estate.

Io, sul palco, non ho sempre visto in James Murphy la gioia di vivere e di suonare.
Io, da vicino, ho letto fragilità, fatica, esaltazione e paura, ho letto distacco e concentrazione, mestiere e estasi sonora, ho percepito la sofferenza dell'essere e la voglia di rispondere alle sfide della vita.
Come se questa seconda vita fosse migliore della precedente, come se Lcd Soundystem, otto anni fa, fosse un treno in corsa di un musicista e Lcd Soundsystem, oggi, sia invece la propria risposta a sé stesso.
You Wanted a Hit, inizia, dicendo che non le scrive le hit.
All My Friends, finisce, nutrendosi di questa energia per andare avanti, lasciandoci felici, colpiti, con la polvere sotto i piedi di una piazza che ha ascoltato un concerto non sempre perfetto e proprio per questo, profondamente importante.



Propaganda - Stagione 2, Episodio 3

La puntata numero tre di questa stagione è stata densa di musica. Musica e novità e qualche parola nel mezzo, per presentarla e raccontarla...