IL NEGOZIANTE - Consigli non richiesti su tutto che si possa definire interessante in questo mondo
lunedì 24 ottobre 2011
Due parole, nulla più, sui Coldplay.
C'è stato un preciso momento in cui, secondo me i Coldplay sono stati una grande band.
Una band che è rimasta uccisa dal successo e continua ad averne per il medesimo motivo.
E' successo poco dopo Parachutes, il famoso esordio.
Già un buon annetto dopo un ottimo acquisto all'Ipercoop, ai tempi in cui si vendevano i singoli, in cui, indeciso tra non ricordo cosa e quello "The Blue Room EP" feci una scelta prettamente consumistica.
Pensai, cinque pezzi sono meglio dei due-tre di un normali.
Non sapevo di avere in mano (quasi) il meglio dei Coldplay.
Una ventina di minuti, due pezzi in veste un pelo diversa che sarebbero finiti nell'album e tre inediti uno più bello dell'altro, in particolare Bigger Stronger ma soprattutto Such a Rush.
Sofferta, emozionante, una voce splendida, una costruzione vicina in un qualche modo a Exit Music dei Radiohead con una esplosione finale, per un grande pezzo, che poi sotto vi faccio sentire.
Non è stato questo il grande momento dei Coldplay.
E' stato questo Ep, il primo buonissimo album e il primo pezzo del secondo, quella Politik che a me pare un grandissimo pezzo, coraggioso nel suo aprire un discorso, con una struttura diversa dal solito e quei due, emozionanti finali.
In quel momento i Coldplay erano per me quelli capaci di continuare a fare i Radiohead prima di Kid A, di darci sperimentazione, malinconia, una splendida voce e buonissime melodie.
Di riprendere il binario impazzito di Thom Yorke e soci che sarebbero spariti dal mondo dei videoclip per proseguire in una personalissima e scintillante carriera lasciando però il vuoto di dischi come The Bends.
Poi, però, pur con qualche lampo, è iniziata la discesa.
Che forse nel mio cuore è stata durante un live non di livello, con una sovraesposizione mediatica eccessiva rispetto agli album e con una frettolosa tendenza a scivolare sempre più nei cori da stadio e nell'immediatezza, ma non l'immediatezza buona, quella fastidiosa.
Così, un lento distacco, a disagio, lo stesso disagio che si percepisce in ogni recensione e commento online di certi ambienti, perchè ci avevamo creduto.
Invece ci si ritrova dei nuovi U2 ma con la stessa stanchezza compositiva e se pure il precedente album,Viva la Vida era secondo me abbastanza apprezzabile con bei suoni e buoni tentativi, in questo nuovo album manca la sostanza.
Troppo pop, troppi suoni ariosi, troppa alone da "suoneremo insieme tutti sotto le stelle allo stadio".
E c'è una bella differenza tra gli Arcade Fire che col passaparola fanno diventare inni da stadio quelli che non nascono tali e questi pezzi che sono costruiti palesemente a tavolino.
Per non parlare del duetto con Rihanna.
Che sarà pure un bel pezzo pop, ma non è ciò che interessa su questi lidi.
Per cui, torniamo indietro a quando ancora si poteva avere speranza.
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CAZZO SIGNOR NEGOZIANTE, LEI SI CHE E' UN PRECURSORE
RispondiEliminaTroppo gentile.
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