sabato 13 ottobre 2012

Report Live: The Tallest Man on Earth - Artificerie Almagià (Ravenna)

E' un piccolo momento di consacrazione, questo (nemmeno troppo) mini tour Italiano di Tallest Man on Earth.

Quattro sold out di seguito in locali piccoli si ma non certo piccolissimi.
Ad esempio a Ravenna, alle artificerie Almagià, luogo preso in prestito dalla sempre ottima gestione Bronson (e Hana-Bi) ci saranno ad occhio quattrocento o forse più persone.
In questa fabbrica recuperata con una fila di sedie al centro e il resto della gente attorno si è consumata un'ora e mezza quasi di intensissimo live, è giusto dirlo subito.
Stavolta ci perdiamo il gruppo spalla causa uscita ritardata dal lavoro (che è a Ferrara, non esattamente dietro l'angolo) ma ci viene riferito di una divertente e trascinante apertura in stile folk di Dan Haywood's New Hawks, così ci ripromettiamo di approfondirli in futuro.
Poco prima delle dieci sale su un palco che più minimale non si può il nostro Kristian Matsson, armato di chitarra, microfono e un pianoforte a due metri di distanza.
Tutto qui.

In un clima informale e rilassato, di entusiasmo crescente, l' uomo più alto della terra inizia una meravigliosa e intensa danza.
E' proprio questa l'impressione, una danza, perchè si muove costantemente, a destra, a sinistra, la testa ora abbassata ora alzata, poi seduto, poi al pianoforte, poi a bordo palco, un passo indietro, un passo avanti.
Un lento valzer che privilegia (ovviammente) l'ultimo album, molto probabilmente il migliore a livello di scrittura, senza dimenticare i migliori momenti passati.
E minuto dopo minuto riesce ad incantare tutti.

Tallest Man on Earth è un grandissimo performer, fatto di una semplicità di tempi passati, armato solo di sè stesso e di uno dei due strumenti riesce a superare l'intensità del disco arrivando direttamente al cuore, grazie anche al piccolo posto, dimensione ideale per un live di questo tipo.
Difficile elencare i momenti migliori ma a sforzarsi potrebbero essere There's No Leaving Now, che ha il sapore del classico, una decisissima King of Spain o The Wild Hunt, dal precedente disco.

Ma sono quei concerti che puoi descrivere solo per immagini: la gente seduta o in piedi, sorridente, l'assenza di una barriera tra artista e pubblico, il battimani appena si può, l'abbraccio ad una ragazza che gli scrive un cartello (che non riusciamo a leggere) la corsa sotto al palco per il bis finale, gli applausi scroscianti.
Questo e altro per una bellissima serata di folk acustico e pieno di emotività.
Il futuro è probabilmente quello di un successo sempre maggiore per The Tallest Man on Earth ed è tutto ampiamente meritato.



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