lunedì 18 giugno 2012

Crolla il Palco dei Radiohead a Toronto, un morto, alcuni feriti.

Capita che in un blog ci si debba anche fermare a riflettere.
Che pure in questo "Il Negoziante", piccolo blog di una sola persona decisa a fare una piccola vetrina (senza pretese di oggettività) di ciò che di bello ha la musica, siano essi i concerti, i dischi, gli approfondimenti o le culture musicali, si si debba interrogare.
Non, questo no, a fare demagogia o quei sentimentalismi da due soldi che spesso coprono il mondo dei social network.
La notizia sta nel titolo e non c'è nulla da aggiungere.
Gli errori o i disastri stanno nella natura.
Ne sa qualcosa chi scrive su questa tastiera, svegliato il 20 maggio dal mondo che tremava, che era al lavoro tre ore dopo e vedeva la piazza del Comune dove era nato cadere in diretta televisiva, che passa davanti ogni giorno alla centrale dei Vigili del Fuoco di Ferrara sempre strapiena, che appena elaborato lo spostamento del concerto bolognese dei Radiohead da Piazza Maggiore all'Arena Parco Nord si ritrova quest'altra tegola.
Quella del crollo del palco dei Radiohead a Toronto, con la morte di un tecnico della batteria (Scott Johnson, che il nome lo merita scritto) e che segue di pochi mesi i crolli tutti italiani dei palchi di Jovanotti e Pausini è una tragedia grande e ferisce.
Non intendo esprimere opinioni, sui palchi non ci lavoro, le persone che lo fanno non so chi siano, passo parecchie sere dell'anno a vedere concerti (e comunque conosco quel pò di dietro le quinte che me ne fa apprezzare in pieno il lavoro) ma sarebbe pura faciloneria scrivere ora: ci vuole più sicurezza, ci vogliono più controlli.
La verità è che nessuno merita di morire di lavoro e ancor meno di musica.

Considero la musica (quella dei dischi e dei suoni, non sempre quello che ci gira attorno) come una delle più gioiose espressioni umane, capace di emozionare come e spesso più di altre arti magari considerate più nobili.
Ed invece la musica, nella sua trasversalità (tanto che fondamentalmente piace a chiunque) è qualcosa di grande.
E che ci cambia le esistenze, come pure un buon libro o un bel film.

Quindi sono notizie che non vorremmo mai commentare, o meglio leggere.
E non vorremmo nemmeno riconoscere in noi quel sentimento, quella vocina interiore che dice "ma a Bologna ci suonano poi vero?".
Poi viene da pensare che sia questo l'amore per la musica, proprio come l'amore vero: un sentimento spesso egoista, violento, indelicato, dove ami l'altra persona e vuoi essere amato, dove solo lo scambio funziona al meglio.
Se ami, ferisce più un bacio ignorato che un litigio.
Così, a ciò che io amo (la musica, i Radiohead, ma anche Ferrara, Bologna e il mondo in cui vivo) chiedo che si vada avanti.
Che si continui la magia, che ci stringiamo insieme per non rendere vano niente e non perchè theshowmustgoon ma perchè dobbiamo, dobbiamo davvero, riuscire a mantenere ogni singola cosa bella di questo mondo che spesso ci delude, ci inquieta, ci spaventa.

E allora, avanti.

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