Così, passiamo un ventiquattro ore dalla calma (ma piena di interesse) del piccolo Covo al live dei Kasabian, prima di due date di un minitour italiano (la seconda sarà Roma) e a pochi giorni dall'annuncio di un corposo tour di cinque date in estate.
In altre parole: i Kasabian hanno sfondato.
Anche se il loro capolavoro rimane il disco precedente, che non a caso viene suonato per ben sei pezzi, esattamente quanto Velociraptor, è proprio con quest'ultimo che il gruppo inglese si è definitivamente sdoganato, anche sul suolo italico che li sta premiando con ampi sold-out in tutti gli ultimi concerti.
Sold out è anche questa sera, dove veniamo per la prima volta nel modernissimo Gran Teatro Geox di Padova: per la cronaca, ottima posizione, buon parcheggio (a pagamento), struttura moderna da qualche migliaio di persone, c'è solo da dire che l'acustica è parsa così così così, nel senso che sia con i Kasabian che con il gruppo di supporto si sentivano ottimamente le frequenze basse, discretamente gli alti ma tutte le frequenze medie (chitarre in primis) erano piuttosto confuse e appannate.
Ad ogni modo, tralasciando i poco interessanti Belakiss, autori di un rock energico e pieni di voglia di trascinare ma con una proposta musicale a dir poco scontata e prima di guizzi, arriviamo alle 21.30 con i ragazzi inglesi a entrare sul palco.
Un pubblico parecchio giovane li accoglie.
E nonc'è tempo per introdurre niente se si parte con Days Are Forgotten-Shoot The Runner e Velociraptor.
E adesso lo dico: nei primi pezzi non mi sono arrivati troppo.
Possibile fosse l'esagerato pogo delle prime file o i volumi pessimi (poi sono migliorati pur rimanendo nei limiti già segnalati) ma ci ho visto un pò di freddezza e mestiere.
Poi, molto meglio: la strumentale I.D. dal primo album, alcuni pezzi più lenti dove escono tutte le qualità melodiche dei Kasabian (Man of Simple Pleasure e soprattutto Goodbye Kiss) portano a L.S.F. che trascina tutti e ferma per un attimo il concerto, con il chitarrista Sergio Pizzorno (invocato a gran voce dagli italiani, che si sa, per un nome italiano non fanno mai mancare il loro supporto) che rimanere a suonare per un pò il ritornello insieme con il pubblico.
E nei bis, tre pezzi finalmente torno a vedere del tutto i Kasabian migliori: Switchblade Smiles è acidissima, Vlad The Impaler la solita bomba live e Fire, ormai pezzo simbolo della band chiude come spesso accade, prolungandosi per parecchio.
E facendo dire che si, ora ci siamo davvero, per una band che attualmente è probabilmente insieme ai Blake Keys la numero uno se si guarda alla capacità di scrivere cose interessanti e arrivare ad un grande pubblico.
Mica poco.
IL NEGOZIANTE - Consigli non richiesti su tutto che si possa definire interessante in questo mondo
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