Jack è un personaggio fondamentalmente fuori dal tempo.
Perchè riuscire ad essere una rockstar, nel significato antico del termine non è mai stato semplice, figuriamoci nell'era della virtualità, della frammentazione e dell'assenza quasi totale di personalità "iconiche" nel mondo rock.
Perchè, pur con tutto il (meritato) successo non si può certo pensare che National, Arcade Fire, Black Keys o Bon Iver possano divenire icone e personaggi.
Cosa che invece riesce a White, in quel modo sottile che riesce solo ai grandi: dai White Stripes fondamentalmente abbandonati quando poteva esplodere del tutto il successo commerciale, alle ottime esperienze nei progetti Dead Wheater e Raconteurs, quello che è riuscito al "ragazzo" di Detroit è rimanere costantemente sugli allori.
Fino ad oggi: Blunderbluss, primo album a proprio nome.
Che suona fondamentalmente come tutto quello che ha già suonato White e forse meglio:
Suona praticamente tutti gli strumenti, si circonda di preziosi featuring e ecco una dopo l'altra una scaletta quasi priva di debolezze e parecchio pianoforte come maggiore novità rispetto al passato.
Il meglio è sparso per il disco: la whitestripesiana Freedom at 21, la scanzonata I'm Shaking (quello si un brano killer) il perfetto country di Trash Tongue Talker e la bella conclusione con voci al femminile sullo sfondo in Take Me With You When You Go.
Ma sono impressioni personali: ognuno troverà del buono in questo disco che non ci dice niente di nuovo e ce ne rallegriamo: Jack White rimane sempre uno dei numeri uno di questi anni rock.
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