sabato 26 ottobre 2013

[Ascolti] Moby - Innocents


A parte lo sconcertante fatto che tra meno di due anni Moby compirà cinquanta anni.
A parte questo va tutto bene.
Perchè Innocents, undicesimo album in studio del cosiddetto folletto di New York, è un gran bel disco.
E fa piacere che vi sia ancora vitalità in un personaggio attivo da trent'anni, capace in carriera di ben due momenti di gloria, il primo ad inizio anni novanta, nella fase techno ed il secondo più noto alle masse con l'album Play, a cavallo del millennio, da cui sono stati estratti più o meno tutti i brani per pubblicità o colonne sonore, regalando numeri ed un successo da capogiro.
Poi un altro momento traballante perchè se il successivo 18 ricalcava la fortunata formula di Play, negli ultimi anni Moby ha vissuto di rendita, veleggiando su territori tra i più disparati, con occasionali intuizioni di classe ma scarsa costanza.
Insomma, pareva l'inizio di un declino (ben gestito).
Invece, eccoci qui.
Con un disco che saggiamente si ferma a 12 brani (mentre in passato sono spesso stati 15, 16 o addirittura 18 come nell'album già citato), introdotto strumentalmente da Everythings That Rises (invero un pò lunga ma ben riuscita) e chiuso da The Dogs (l'unico brano con la voce di Moby stesso), lunghissimo e emozionante brano finale.
Nel mezzo il meglio, a partire da A Case of Shame, che sembra un brano di quella Adele che ha spopolato negli anni scorsi in radio: la voce è invece di Cold Specks ed è difficile non concedere al brano il merito di un futuro successo, semplicemente perfetto nel suo essere il meglio che Moby può offrire, ovvero quel pop venato di elettronica, leggermente sporcato di riuscite orchestrazioni (ricordiamo?).
Ancora, subito dopo, Almost Home che (proseguiamo per paragoni, o complimenti che dir si voglia) pare una traccia estratta dall'ultimo Bon Iver, e poco dopo The Perfect Life,  un brano dall'anima profondamente gospel dove sotto pare di sentire Tender dei Blur, sopra Edward Sharpe And The Magnetic Zero e invece c'è pure Wayne Coyne, voce dei Flaming Lips.
A metà disco The Last Day, in territorio trip-hop, con un campionamento che fa tantissimo il Play dei giorni migliori.

Il migliore pregio di Innocents sta nella varietà (ad esempio l'uno-due A Long Time - Saints sposta le battute in territori quasi ballabili) ed ha il pregio di riservare per il quasi finale l'incontro con sua maestà Mark Lanegan, che si, è vero, non è il brano migliore del lotto, ma quando si dice che quella voce sarebbe sensuale anche leggendo un elenco del telefono, beh, non si ha torto.

Tutto bene dunque? In buona sostanza, si.
Perchè ci sono parecchie perle, alcuni buoni brani e nessun riempitivo, in un disco emozionante, riuscito e maturo.
Il migliore dopo Play e non così lontano, a guardarci bene: bentornato Moby.

Streaming Integrale dell'album

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