domenica 3 marzo 2013

Ascolti: Atoms For Peace - Amok


Sono uno di quei (tanti) che l'adolescenza l'hanno passata sui Radiohead.
D'altra parte avevo 15 anni quando uscì Kid A, 16 con Amnesiac e 18 quando, giovane, timido e impaurito dal mondo entravo in una piazza che definire rovente era un eufemismo, per il mio concerto della band di Thom Yorke.
L'adolescenza è l'età, per definizioni, delle passioni incontrollabili: tutto è oltre, totale, assoluto.
Così lo era il mio amore per i Radiohead, che erano poi ciò che volevo essere io: fuori dagli schemi, pieni d'arte, cultura musicale e visiva, coraggio un pò nichilista nell'abbattere schemi e regole del mercato discografico.
Parecchi anni dopo, anno 2013, ho vissuto l'attesa di Amok con una certa tranquillità.
Si cresce e si impara a controllare l'assolutismo, la devozione.
Ma, complice un regalo di un buono di (sempre santo) Amazon, avevo scelto una modalità ormai dimenticata per ascoltare il disco: prima di tutto il vinile, puntina sul piatto, in camera.
Un ascolto vecchio stile per un progetto piuttosto nuovo invece: come ben si sa Atoms For Peace è il nome di quello che era nato come un supergruppo per suonare live i brani di The Eraser, primo disco solista di Thom Yorke.
Da questo gruppo, comprendente anche Nigel Godrich (sesto membro dei Radiohead) Flea (Red Hot Chili Peppers) e Mauro Refosco (ai battiti, potremmo dire) è nato il progetto di un secondo lavoro che non fosse più solista ma di gruppo.
Leggendo in rete pare assodato che si tratti di una specie di veloce jam session, qualche giorno quà e là tra i vari impegni dei protagonisti.

Io a questa teoria non ci credo.
O perlomeno Amok non può essere stato solo questo.
Perchè basta sentire Because You Very Eyes, prima traccia del disco, per addentrarsi in un progetto molto più interessante di quello che si poteva pensare (con la sua consueta sfiducia nei supergruppi).
Un patter digitale in sottofondo, che spesso nel corso del disco confermerà tutto l'amore di Yorke per la scena dubstep inglese, la sua voce a distendersi, il basso e le chitarre a essere componente ritmica.
E forse, per gusto personale o meno che sia, è ancora meglio quando il ritmo si eleva ulteriormente: vedi Dropped, costruita su un synth e che poi prende il via (siamo dalle parti di Lotus Flowers, in qualche modo) vedi Stuck Toghether Pieces, brano dove forse più che in altri casi si sente Flea, con un gran giro di basso in sottofondo.

E' un disco compatto Amok, fatto di intuizioni, di momenti, di occasionali istanti di un riff, una pausa, un tributo alla parte ritmica (Reverse Running) e forse, più che ad una Jam Session è corretto, come si diceva in qualche intervista, parlare di un approccio jazz.
In questo senso si, ci si può immaginare le sessioni di strumenti ad intrecciarsi, ma senza dimenticare un lavoro sicuramente imponente di produzione e studio per un disco che suona modernissimo.
E soprattutto, senza pur essere un capolavoro indimenticabile, è un gran bel disco, fresco, vitale e che, verosimilmente sarà un piacere ascoltare live.
Una conclusione non casuale: domani escono la/le date live per la prossima estate.

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