Difficile dire se sia stata questione della ben nota pubblicità della Vodafone e di quella Little Talk che la band si porterà dietro, volente o no, per buona parte della futura carriera, ma il pubblico è di quelli d'eccezione: festoso, allegro, partecipativo.
Se ci aggiungiamo un album che si vende da solo, perchè non dimentichiamolo, My Head Is An Animal è un gioiellino pop come ne escono uno all'anno, al massimo, era difficile "sbagliare il concerto".
E il gruppo, di cui continua a sorprendere l'essere Islandese (abituati a Bjork, Sigur Ròs e altri) non ha sbagliato niente: buona l'esecuzione dei brani, buona l'interazione di una band che risulta simpatica sin dal primo sguardo, perfetta la scaletta che ha aggiunto un inedito e una cover (dagli Yeah Yeah Yeahs), arrivando alla durata di un'ora e dieci, bis compresi, niente male per chi ha un solo album all'attivo.
Non è mancato niente: il cantato con il pubblico, il battere delle mani, il tamburone sotto le braccia della cantante in Six Weeks (tra le perle dell'album) a chiudere fragorosamente la prima parte del concerto e il lungo, lungo finale di Yellow Light cantato con il pubblico.
Se chi legge li avesse visti, si certo, c'erano nella ricetta ampi ingredienti della gioia festosa degli I'm From Barcelona e non poca attitudine vicina agli Arcade Fire, di cui in fondo la band islandese è una versione allegra, leggermente meno epica ma almeno per ora, non lontana per talento melodico, pur con i distinguo del caso.
Ci si è divertiti, tutti. Si è saltato, tutti, cantato tutti, passato un'ottima ora per un gruppo che sembra un raro (o forse fortunato) esempio di esordio dal successo fulmineo e per una volta meritato.
Ottima serata dunque e un augurio che sia solo l'inizio.
Scaletta
Dirty Paws
From Finner
Slow and Steady
Mountain Sound
Your Bones
Skeletons (Yeah Yeah Yeahs cover)
Love Love Love
King and Lionheart
Lakehouse
Little Talks
Six Weeks
Encore:
Sloom
Yellow Light
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