sabato 13 settembre 2014

The Leftlovers - Stagione 1


The Leftlovers è, prima ancora di tutto il resto, una serie anomala.
Programmata in estate, dalla sempre santa e venerabile Hbo che concede libertà a Damon Lindelof (probabilmente la vera mente dietro a Lost, di cui ha scritto personalmente ben 45 episodi e di cui ha tenuto, o cercato di mantenere, il timone fino alla fine) per adattare sullo schermo un libro di Tom Perotta, che partecipa attivamente alla scrittura.

Anomala perchè narra di persone, di storie, di reazioni.
Si spoglia di uno dei mantra di Lost, ovvero il mistero e la spiegazione dello stesso.
In questo senso è più vicino a The Walking Dead, che non indugia nel perchè sia avvenuta l'infezione nel mondo, ma ci racconta gli esiti sulla popolazione mondiale.

The Leftlovers ci racconta di ciò che succede dopo.
Dopo un giorno, di tre anni precedente all'inizio della narrazione, in cui è scomparso il due per cento della popolazione.
Non c'è motivo, spiegazione. Da un istante all'altro, un numero enorme di persone nel mondo è scomparso, svanito nel nulla.
Un qualcosa di così sottile, silenzioso, violento eppure senza sangue, dolore, lutto.
Non ci sono più.

Come accade per ogni dolore, ognuno dei protagonisti della piccola comunità di Mapleton, protagonista della serie, viene vissuto diversamente.
Negato, affrontato, combattuto, tentato di spiegare.
Si incrociano fede, ragione, piano di lettura diversi: la (tentata) razionalità di Kevin, la voglia di reagire di Matt, il doppio volto di Nora che ha perso tutti e continua la sua vita a dispetto di una sofferenza forse maggiore rispetto a chiunque altro portato dentro.
E poi, loro, certo: i Guilty Remnants, i colpevoli sopravvissuti, silenziosa setta che ha abolito la parola, si veste di bianco e ferisce costantemente la città nel tentativo di fermare quella voglia di andare avanti nonostante ciò che è successo.
No, loro, capitanati da Patti e da un misterioso ed organizzato piano che verrà svelato con chiarezza solo nell'ultimo episodio, vogliono fare affiorare il dolore, spingendosi verso una vita diversa.

Voler affrontare The Leftolovers in cerca di risposte, di trama e di adrenalina è sbagliato.
Cercarsi invece dentro le emozioni, le ferite, i dolori, la narrazione di personaggi e persone porta invece a ritrovarsi in alcuni dei migliori momenti della stagione televisiva.
Gli episodi dedicati a Matt e Nora e le ultime puntate, in particolare, regalano nuovamente quell'abilità di Lindeloft di tratteggiare persone mai in bianco e nero, proprio come in Lost (che in fondo la cosa che faceva meglio era quella, raccontare le persone).
Ognuno, positivo o negativo che sia, agisce secondo la propria sofferenza ed il proprio modo di affrontarla e Lindeloft lascia crescere e svilupparsi questo dolore spostando il focus della vicenda su diversi personaggi che poi si incrociano, svaniscono, ritornano, quasi mai protagonisti in prima linea, spesso protagonisti per un attimo, (di nuovo) proprio come in Lost.



 Sorretto, poi, magnificamente dalle musiche di Max Ritchter, che aggiunge non poco a lunghe scene di sguardi, azioni silenziose, disperazione e gioie, quando è capace di lasciarsi andare alla semplice narrazione dei sentimenti (e lo fa spesso, sempre di più man mano che la stagione prosegue) The Leftlovers è capace di essere, senza se e senza ma, una delle serie più sentite ed originali di questi anni.
Non incasellabile in un genere, non facile, raramente spezzata da momenti più leggeri, la serie ci consegna il dolore della perdità con rara sensibilità.
E sarebbe dunque un peccato non affrontare questi primi dieci episodi, in attesa della già annunciata seconda stagione.

1 commento:

  1. Ottima recensione. L'ho trovata una buona serie-tv, ben confezionata e narrata a dovere. Non passa tra le mie preferite, ma aspetto con ansia la seconda stagione.

    Russ

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