martedì 30 settembre 2014

[Ascolti] Thom Yorke - Tomorrow's Modern Boxes


L'altro giorno, così per caso, come accade di tanto in tanto nell'universo Radiohead è uscito qualcosa.
Non il nuovo disco della band, ma il secondo solista a portare il nome di Thom Yorke.
Strano pensare a come tanti immaginino oggi il quintetto inglese come una creatura in dubbio divenire, quando è semplicemente in un momento di grande esuberanza creativa: per il batterista Phil Selway è in uscita in questi giorni il secondo disco a proprio nome, per Johnny Greenwood quest'anno una colonna sonora (Ineherent Vice, di Paul Thomas Anderson) e vari lavori orchestrali.
Per il nostro Yorke è recente l'avventura Atoms For Peace e ora questo nuovo disco, uscito con sobrietà: un messaggio sul sito, un torrent sbloccabile e un prezzo più che popolare (poco più di 4 euro e mezzo) per otto tracce a comporre un lungo ep (o un piccolo album).
Che ci dice cosa? Che ancora, Yorke è stregato dall'elettronica. Dalle pulsazioni, dalle convulsioni ritmiche di cui era in qualche modo strano progenitore (Idioteque è uno spartiacque datato ormai quattordici anni fa) e che ora mantiene in vita, anche se il periodo d'oro della dub step, del pulsare lento ed ossessivo, delle ritmiche sincopate, pare un attimo svanito.

Ma non per lui, che, diciamolo, fa onestamente ciò che gli piace e basta (e la proposta senza intermediazione è una risposta al modello Spotify da cui la band si è tolta qualche tempo fa, discussione su cui sarebbe interessante fare un'approfondimento).
E ci consegna così un piccolo Eraser parte seconda, meno intimista, non meno interessante.
Forse meno capace di rimanere nella mente, forse senza il motivo chiave, capace però di piacere: Interference, voce e piano è di antico splendore, il crescendo di The Mother Lode è un viaggio oscuro e appagante, la dolce ballante Truth Ray, attraversata da suoni al contrario (chi ha detto Life in a Glasshouse?) e la chiusura di Nose Grown Some, delicato affresco di mezzanotte su un talento destinato ad appoggiarsi in mille e più direzioni senza dimenticare di diventare, di tanto in tanto, magico come è sempre stato.

Pazienza dunque se There Is No Ice si perde un pò su sè stessa (ma quanto deve piacere a Yorke, ce lo si immagina a ballare a casa propria) così come a successiva Pink Section, che spezzano un pò il ritmo e forse, volendo si potevano tralasciare.
Perchè c'è comunque, in Tomorrow Modern Boxes l'essenza, a tratti, di quell'ottima musica che oggi è un battito elettronico, una voce tormentata ed affascinante, di tanto in tanto un pianoforte sommerso.
E tanto ci basta, un piccolo gradito regalo che vale i pochi euro che costa.





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