IL NEGOZIANTE - Consigli non richiesti su tutto che si possa definire interessante in questo mondo
lunedì 13 giugno 2011
La crisi dei Festival? No.
Ci dicono che il festival in italia è nudo.
No.
Non è il pubblico italiano ad essere diverso e se in parte lo è deriva tutto dalla logica conseguenza di una cultura organizzativa e civile sbagliata negli anni.
Intanto, per essere chiari, noi di festival, in italia, ne abbiamo pochi.
Il festival prevede più palchi, la giornata intera di concerti, il campetto con decine di migliaia di giovani.
Da noi anche la cose più grosse iniziano alle 3 o le 4 del pomeriggio, a mezzanotte o poco più sono finite e sono solo lnghe giornate di musica: 3,4,5 artisti che si susseguono.
E diciamo, piuttosto, che il cast di questo Heineken era impostato in una maniera che non mi viene in mente come possa essere successo, a gente che organizza da anni,di scriverlo.
Basta fare un paio di giornate internazionali e una italiana, visto che Vasco Rossi bisogna sempre averlo, piazzando Cremonini Fabri Fibra e Negramaro lo stesso giorno e gli altri puntare sugli stranieri, magari aggiungendo agli Headliner Coldplay gli Strokes per il secondo giorno e più o meno il resto della programmazione era già a posto.
E non è vero che c'è questa crisi: spuntano ovunque festivalini estivi, ovvero gruppi di date a pagamento o anche gratuiti, solo ieri è spuntato un radar
festival a Padova con Juck, I'm From Barcelona e Adam Green tra gli altri.
Siamo quindi cresciuti in un cattivo contesto e siamo pecoroni nell'adeguarci, con masse di persone a beatificare ogni santo anno per il Ligabue, Vasco Rossi o Negramaro, fieri di una italianità che non sappiamo nemmeno cosa sia (votare oggi please), figli di un paese vecchio che fa solo petizione perchè si abbassino i volumi (San Siro?) e tutto finisca entro le 11 e mezza o mezzanotte mentre in Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera, Belgio, Serbia e quasi ogni altro stato europeo si celebrano giorni di festa e riti collettivi basati semplicemente su amore per la musica e condivisione di spazi.
E i nostri figli cresceranno così, stato unico dove i Festival con F maiuscola non si possono fare e dove non si investe sul farne crescere uno, sperando sulla buona (buonissima) volontà di piccoli indipendenti che per fortuna ogni anno ci regalano parecchie soddisfazioni.
Dai regaliamoci un sorriso, con la Festival Song di Adam Green (30 giugno live unplugged a Bologna, 6 luglio dj set a Padova)
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