martedì 16 febbraio 2016

[Live Report] Massive Attack + Young Fathers @ Teatro Geox, Padova


Ci sono band che non possono essere come altre.
Seminali, di culto, imprescindibili.
Così sono i Massive Attack, al primo album (addirittura) nel 1991 ma in grado di sembrare ancora oggi nuovi, poderosi. Immancabili.
Forse il fatto è anche un altro: solo cinque album, in questi oltre venticinque anni di carriera.
Qualche Ep, collaborazioni, colonne sonore. Ma solo cinque album.
Un nuovo Ep, poche settimane fa, Ritual Spirit, in grado verosimilmente di tracciare il nuovo doppio binario che il collettivo di Bristol intende intraprendere: cupo ed ossessivo (Dead Editors e Voodoo In My Blood) e profondamente classico, in termini della band (Ritual Spirit e Take It There, con alla voce  nientemeno che Tricky).
Un tour di rodaggio, quindi, per qualche pezzo nuovo e per anticipare il presumibile non lontano ritorno.

Ma l'Ep contiene un'altra collaborazione, con gli Young Fathers, che abbiamo il piacere di vedere dal vivo, alle puntualissime otto di sera di questa domenica sera, in un Teatro Geox pieno al sold-out già da qualche tempo.
Tre ragazzi (quattro sul palco) non proprio sconosciuti (Mercury Prize nel 2014) che propongono quello che più può suonare oggi come un disco negro nel termine migliore: profondo, oscuro, rappato, con una batteria ossessiva e ripetitiva, tre voce ad incrociarsi e poi dividersi senza soluzione di continuità. Un collettivo.
Che sia qualcosa di buono sul disco è chiaro, che dal vivo possano essere pure meglio è una sorpresa, piacevole sorpresa, perchè ci fanno un figurone. Da seguire.



Ore nove e quindici (grazie Geox, per averci regalato umani orari) entrano sul palco loro, i Massive Attack.
O meglio, una decina di persone, due batterie, basso, chitarra, tastiere, effetti digitali e una sezione voci che si permetterà di aggiungere ai membri fondatori 3d e Daddy G anche Martina Topley Bird, Horace Andy, Deborah Miller, Azekel e gli stessi Young Fathers nel finale.
Ne segue un continuo alternarsi di voci, sensazioni, suoni.
Che sono per quarti gloriose note che emoziona sentire dal vivo e per un quarto nuove suggestioni che non promettono niente di rassicurante.


Intendiamoci, non in termini di qualità. Ma di cupezza.
E arriviamo al vero elemento del concerto, che se già in passato era politico ed attuale, in questo tour sembra davvero militante.
Nei video dietro ai brani scorrono infatti fiumi di parole, titoli di giornali, numeri, statistiche.
Foto, video. Tra il tanto dell'oggi (si arriva fino a Genesi, ucciso in Egitto) c'è soprattutto spazio per la tragedia Siriana, con un indirizzo finale che porta alla pagina della band su una organizzazione per i rifugiati .

E l'effetto è straniante, inutile negarlo.
La bellezza della musica e la straziante tragedia scorrono assieme, con gli occhi a dividersi l'attenzione.
Inutile raccontare così la scaletta (si, c'erano Teardrop, Angel, Inertia Creeps, Safe From Harm, i pezzi nuovi, tutto a posto) o il suono (potentissimo, attualissimo) o il contatto con il pubblico (assente).




Ecco, sono i Massive Attack, il collettivo Massive Attack, sceso in tour a raccontarci grande musica e grandi tragedia.
A volte la musica sceglie di essere militante, di disfarsi del suo essere sottofondo e farsi doppiamente protagonista.
Pollice in alto, altissimo.




1 commento:

  1. Mi piacerebbe proprio vedere un loro concerto...
    Speriamo che al prossimo turno ne piazzino uno in centro Italia!

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